RADIO3 MONDO - Messico, appuntamento al buio con la democrazia | Trump contro i giudici

Il Messico ha votato per eleggere giudici e magistrati a ogni livello, inclusa la Corte Suprema: è la prima volta al mondo. La riforma, voluta da López Obrador e sostenuta dalla presidente Sheinbaum, vuole "democratizzare la giustizia", ma ha sollevato enormi critiche. Il voto è avvenuto in un clima teso: candidati poco noti, presunte infiltrazioni di narcos, accuse di brogli e astensionismo pilotato dall'opposizione. Con 2.600 cariche in ballo e una seconda tornata nel 2027, il rischio - sostengono alcuni analisti - è la politicizzazione totale della giustizia. Organizzazioni per i diritti umani temono che giudici scelti dal popolo siano più vulnerabili alla criminalità organizzata. D'ora in poi ogni giudice resterà in carica 9 anni, con possibile rielezione. Per molti giuristi, è un esperimento pericoloso che indebolisce l'indipendenza della magistratura e lo stato di diritto. Ne parliamo con Massimo De Giuseppe, professore di Storia contemporanea presso l'Università IULM di Milano, dove dirige il centro di ricerca Euresis, la sua ultima monografia è Messico. Biografia della nazione dell'indipendenza ad oggi (il Mulino 2024). | Dopo una nuova sconfitta legale sui dazi, Trump e i suoi attaccano duramente i giudici, definendo la decisione un "colpo di stato giudiziario". Anche magistrati nominati da Trump stesso sono nel mirino. La Casa Bianca sembra voler minare la fiducia nella separazione dei poteri. Ne parliamo con Mario Del Pero, docente di Storia Internazionale e storia della politica estera statunitense all'Institut d'études politiques - Sciences Po a Parigi e autore di "Era Obama" (Feltrinelli) e "Libertà e Impero" (Laterza). Con Luigi Spinola al microfono.