Sabato, 21 Giugno 2025
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Patria E Liberta'
Gianni Brera nacque a San Zenone Po, in provincia di Pavia e trascorse la sua infanzia e prima adolescenza in quella bassa padana che avrebbe rappresentato una specie di luogo mitico e ancestrale, tra il bucolico e l'avventuroso, celebrato in larga parte della sua produzione giornalistica e letteraria. L'approdo di Brera alla Resistenza non fu rettilineo ma uno zigzagare assai pericoloso con molte curve e inversioni a U. E in tutto simile a quello di tanti giovani italiani cresciuti negli anni del fascismo, dalla cui influenza si liberarono per gradi e secondo prese di coscienza individuali estremamente complesse e travagliate. Dopo l'8 settembre 1943 e il caos determinato dall'armistizio badogliano, anch'egli infatti fu tra quei militari che seguirono l'istinto del "tutti a casa" e tornato a Pavia si fece tentare dalle sirene del giornalismo. Quando il segretario fascista pavese, Angelo Musselli, gli propose la direzione del trisettimanale "Popolo Repubblicano". La sua direzione durò solo 4 numeri, quelli del 18, 20, 23, 25 marzo 1944, sufficienti però a farlo considerare troppo morbido dai "repubblichini" più oltranzisti e un nemico dagli antifascisti locali. Dimessosi dall'incarico, la consapevolezza di quell'imperdonabile errore lo indusse a ricercare una sorta di gesto catartico col quale emendarsi da una simile leggerezza tramutatasi in senso di colpa. E ciò, il 16 giugno 1944, lo indusse a varcare il confine tra Saltrio e Arzo entrando clandestinamente nella Confederazione Elvetica. Relegato nel campo d'internamento ticinese di Balerna, strinse amicizia con alcuni esiliati politici italiani d'estrazione comunista che lo convinsero a riscattarsi rientrando in Italia per unirsi alla Resistenza ossolana. A partire dal settembre 1944, l'esperienza partigiana di Brera (aiutante maggiore della 83a Brigata Garibaldi "Luigi Comoli, che per nome di battaglia adottò il familiare e antieroico "Gianni") fu intensa. La II Divisione Garibaldi "Redi" affidò proprio a lui (tra il maggio e il giugno 1945) il compito di riordinare le carte e redigere il Diario storico divisionale, dal quale traspare in modo nitido l'impronta inconfondibile della sua prosa. il partigiano "Gianni" fu anche tra gli estensori del piano con cui la Resistenza, distruggendo nella notte tra il 21 e il 22 aprile 1945 degli ingenti quantitativi di tritolo fatti affluire a Varzo, salvò le centrali idroelettriche ossolane e il tratto finale della ferrovia del Traforo del Sempione che i tedeschi intendevano far saltare per coprirsi la ritirata. Il Diario storico della II Divisione Garibaldi "Redi" termina alla data del 7 giugno 1945, ossia all'atto della consegna dell'armamento partigiano agli Alleati. Cessate le ostilità il partito comunista gli offrì la direzione di un giornale politico a Novara, ma egli preferì iniziare a collaborare a "La Gazzetta dello Sport". Il quotidiano sportivo milanese sulle cui colonne, il 18 agosto 1945, firmò il suo primo articolo. Documenti: S. Giuntini, Il partigiano Gianni. Gianni Brera, l'Ossola e il Diario storico della II Divisione Garibaldi "Redi", Mergozzo, Sedizioni, 2015. Con Sergio Giuntini